Alfonso il Magnanimo e l'invenzione dell'umanesimo monarchico: ideologia e strategie di legittimazione alla corte aragonese di Napoli
In: Quaderni della Scuola nazionale di studi medievali
8 Ergebnisse
Sortierung:
In: Quaderni della Scuola nazionale di studi medievali
Alfonso of Aragon, the Magnanimous (1394-1458), when became king of the southern part of Italy in 1443, celebrated a spectacular Triumph. At his court, he gathered around himself the most learned intellectuals of the time, from any place: they completely renewed the political consensus building, adapted to the imperial aspirations of the new ruler. The legitimacy of the new kingdom followed different roads, on all the different power levels investigated by Max Weber: rational, traditional and charismatic. The result was the invention of "Monarchical Humanism": a Humanism which has identifying characters, innovative, alternative or totally opposed to, but certainly no less important than those of the "Civil Humanism" developed in other places.
BASE
ITALIANO: Le riflessioni sulla scrittura della storia elaborate alla corte aragonese di Napoli giunsero, alla fine del XV secolo, alla definizione di precise leggi retoriche con l'Actius di Giovanni Pontano, ma presero avvio nel 1447, con una infiammata polemica che vide contrapposti due tra i maggiori umanisti dell'epoca, Lorenzo Valla e Bartolomeo Facio. Quella polemica presentava molti elementi innovativi, sia dal punto di vista della strategia politica, sia da quello schiettamente retorico: la descrizione della contemporaneità e la riorganizzazione della memoria cercavano legittimazione attraverso una inedita regolamentazione professionale dell'analisi delle fonti e della forma retorica, per la quale non esistevano nell'Antichità latina modelli teorici specifici, adattati, invece, dall'oratoria giudiziaria. Insomma, la connessione tra descrizione della contemporaneità, riflessione retorica, esigenza di celebrazione e legittimazione della maestà regia trovò alla corte di Napoli un campo assai fecondo. Fu lì che trovò privilegiato spazio quel disciplinamento della scrittura storica che, ampiamente retribuita, portò al suo riconoscimento professionale e, successivamente, alla definizione di un preciso disciplinamento di argomenti, di forme e di metodi. / ENGLISH: At the end of the fifteenth century, in the Aragonese court of Naples, the reflections about the writing of history produced precise rhetorical laws, summarized in the Actius by Giovanni Pontano, but those reflections started up in 1447, with an inflamed controversy among two of the most important humanists of that time: Lorenzo Valla and Bartolomeo Facio. That controversy presented many innovative elements in the invention of political strategies and in the definition of rhetorical rules: the description of contemporaneity and the reorganization of memory found legitimacy through a new professional attention to the analysis of sources and to the use of rhetorical form. About these problems, latin antiquity did not offer specific theoretical models, which were instead adapted from the judicial oratory. In short, the connection between the description of the contemporary, the rhetorical reflection, the need to celebrate and legitimate the royal majesty found a very fertile field in the court of Naples. The discipline of historical writing found there a privileged space: there the historians were well paid, there they were professionally recognized and, subsequently, there they invented a precise regulation of arguments, forms and methods in the historical writing.
BASE
At the end of the fifteenth century, in the Aragonese court of Naples, the reflections about the writing of history produced precise rhetorical laws, summarized in the Actius by Giovanni Pontano, but those reflections started up in 1447, with an inflamed controversy among two of the most important humanists of that time: Lorenzo Valla and Bartolomeo Facio. That controversy presented many innovative elements in the invention of political strategies and in the definition of rhetorical rules: the description of contemporaneity and the reorganization of memory found legitimacy through a new professional attention to the analysis of sources and to the use of rhetorical form. About these problems, latin antiquity did not offer specific theoretical models, which were instead adapted from the judicial oratory. In short, the connection between the description of the contemporary, the rhetorical reflection, the need to celebrate and legitimate the royal majesty found a very fertile field in the court of Naples. The discipline of historical writing found there a privileged space: there the historians were well paid, there they were professionally recognized and, subsequently, there they invented a precise regulation of arguments, forms and methods in the historical writing. ; Le riflessioni sulla scrittura della storia elaborate alla corte aragonese di Napoli giunsero, alla fine del XV secolo, alla definizione di precise leggi retoriche con l'Actius di Giovanni Pontano, ma presero avvio nel 1447, con una infiammata polemica che vide contrapposti due tra i maggiori umanisti dell'epoca, Lorenzo Valla e Bartolomeo Facio. Quella polemica presentava molti elementi innovativi, sia dal punto di vista della strategia politica, sia da quello schiettamente retorico: la descrizione della contemporaneità e la riorganizzazione della memoria cercavano legittimazione attraverso una inedita regolamentazione professionale dell'analisi delle fonti e della forma retorica, per la quale non esistevano nell'Antichità latina modelli teorici specifici, adattati, invece, dall'oratoria giudiziaria. Insomma, la connessione tra descrizione della contemporaneità, riflessione retorica, esigenza di celebrazione e legittimazione della maestà regia trovò alla corte di Napoli un campo assai fecondo. Fu lì che trovò privilegiato spazio quel disciplinamento della scrittura storica che, ampiamente retribuita, portò al suo riconoscimento professionale e, successivamente, alla definizione di un preciso disciplinamento di argomenti, di forme e di metodi.
BASE
At the end of the fifteenth century, in the Aragonese court of Naples, the reflections about the writing of history produced precise rhetorical laws, summarized in the Actius by Giovanni Pontano, but those reflections started up in 1447, with an inflamed controversy among two of the most important humanists of that time: Lorenzo Valla and Bartolomeo Facio. That controversy presented many innovative elements in the invention of political strategies and in the definition of rhetorical rules: the description of contemporaneity and the reorganization of memory found legitimacy through a new professional attention to the analysis of sources and to the use of rhetorical form. About these problems, latin antiquity did not offer specific theoretical models, which were instead adapted from the judicial oratory. In short, the connection between the description of the contemporary, the rhetorical reflection, the need to celebrate and legitimate the royal majesty found a very fertile field in the court of Naples. The discipline of historical writing found there a privileged space: there the historians were well paid, there they were professionally recognized and, subsequently, there they invented a precise regulation of arguments, forms and methods in the historical writing. ; Le riflessioni sulla scrittura della storia elaborate alla corte aragonese di Napoli giunsero, alla fine del XV secolo, alla definizione di precise leggi retoriche con l'Actius di Giovanni Pontano, ma presero avvio nel 1447, con una infiammata polemica che vide contrapposti due tra i maggiori umanisti dell'epoca, Lorenzo Valla e Bartolomeo Facio. Quella polemica presentava molti elementi innovativi, sia dal punto di vista della strategia politica, sia da quello schiettamente retorico: la descrizione della contemporaneità e la riorganizzazione della memoria cercavano legittimazione attraverso una inedita regolamentazione professionale dell'analisi delle fonti e della forma retorica, per la quale non esistevano nell'Antichità latina modelli teorici specifici, adattati, invece, dall'oratoria giudiziaria. Insomma, la connessione tra descrizione della contemporaneità, riflessione retorica, esigenza di celebrazione e legittimazione della maestà regia trovò alla corte di Napoli un campo assai fecondo. Fu lì che trovò privilegiato spazio quel disciplinamento della scrittura storica che, ampiamente retribuita, portò al suo riconoscimento professionale e, successivamente, alla definizione di un preciso disciplinamento di argomenti, di forme e di metodi.
BASE
[ITA] Intorno alla figura dell'imperatore Federico II di Svevia (1194-1250) si sono sedimentate tante e tali leggende, da renderne quasi del tutto indistinguibili i tratti reali e autentici. Già al momento della sua nascita fu salutato come l'apportatore dell'età dell'oro, di quella felice età, agli albori del mondo, in cui uomini e animali potevano vivere liberamente senza temersi a vicenda e senza fatica. Poi venne identificato con l'Imperatore messianico della fine dei tempi e con l'Anticristo; fu scomunicato e venne acclamato come il liberatore della cristianità; fu accusato di aver pronunciato immonde bestemmie e fu celebrato come il nuovo David liberatore del Santo Sepolcro. Dunque, la sua fisionomia storica si è persa e confusa entro le linee evanescenti di una mitizzazione che ha cominciato ben presto la sua opera pervasiva e corrosiva. Esaminando i testi encomiastici di Pietro da Eboli, di Pier della Vigna, di Nicola da Bari e di Terrisio di Atina, si ricostruisce e si ridisegna la complessa ideologia politica che guidò le azioni del grande Svevo attraverso inquiete attese millenaristiche, elaborate progettazioni culturali e ineludibili tradizioni giuridico- istituzionali. Ne risulta che i suoi atti e i suoi gesti furono costantemente guidati da intricate strategie propagandistiche, alle quali fu affidato il compito di rivelare e diffondere i misteri inspiegabili di quel supremo ente politico e spirituale che fu l'impero medievale. / [ENG] The legends about the figure of the emperor Frederick II of Hohenstaufen (1194-1250) make almost indistinguishable his real and authentic features. His birth was hailed as the new golden age, in which men and animals could live freely without fear and without effort. Then he was identified with the messianic Emperor of the end of the times and with the Antichrist; he was excommunicated and was hailed as the savior of Christianity; he was accused of blasphemy and was celebrated as the new David liberator of the Holy Sepulchre. Therefore, his historical appearance was confused by the myth which began soon his pervasive and corrosive work. Examining the laudatory texts by Petrus de Ebulo, Petrus de Vinea, Nicholas of Bari and Terrisio of Atina, the book rebuilds and reshapes the complex political ideology that guided the actions of the great emperor through hrough millenarian expectations, cultural projects and juridical traditions. His acts and his actions were always guided by intricate propaganda strategies, to which was given the task to disclose and disseminate the unexplained mysteries of the supreme political and spiritual body which was the medieval empire.
BASE
[English]: The book focuses on the particular historical-political context of the Kingdom of Naples in the Aragonese period (1442-1503), and explores the variety of languages related to political practice: juridical, literary, artistic, political languages are analyzed in their specificities, but also in their reciprocal osmotic relations. This volume offers a conclusive reflection after a conference organized in Naples, and integrates interdisciplinary perspectives. It tests and refines the hypothesis concerning the gradual development of a complex organism that – through literature, oratory, political treatises, artistic representations and administrative practices – goes in the direction of a "state system", which still operates under the guidance of sovereignty / [Italiano]: Puntando l'attenzione sul particolare contesto storico-politico del Regno di Napoli in età aragonese (1442-1503), il volume esplora la varietà dei linguaggi connessi con la prassi politica (linguaggi giuridici, letterari, artistici, politici), analizzati nelle loro specificità, ma anche nelle reciproche osmotiche relazioni. Punto di riflessione conclusivo dopo un convegno organizzato a Napoli, integra prospettive e competenze interdisciplinari, mettendo alla prova e affinando l'idea di un graduale sviluppo di un organismo complesso che – attraverso la letteratura, l'oratoria, la trattatistica politica, le rappresentazioni artistiche e le pratiche amministrative – va nella direzione della creazione di un "sistema statuale", che pure opera ancora sotto la guida della sovranità
BASE
Il Regno di Sicilia, in età normanna e sveva, costituisce una realtà politico-amministrativa unitaria, ma assai multiforme nei suoi compositi tratti etnici, sociali e territoriali. Con tale varietà i sovrani dell'Italia meridionale seppero confrontarsi, dando compiuta e piena dimostrazione delle loro qualità politiche e dei loro interessi intellettuali, delineando precisi indirizzi culturali e di governo. Se l'Università di Napoli, fondata nel 1224, rappresentò la piena espressione della volontà e della lungimiranza politica di un grande re e imperatore come Federico II, anche l'attività amministrativa fu un formidabile strumento di regolamentazione istituzionale e ideologica del Regno.Questo è il campo di indagine del presente volume che, in particolare, pone l'attenzione sulle strategie organizzative tanto della cultura quanto della politica. Esse culminarono certamente nei decenni dominati dall'eccezionale figura di Federico II, ma furono predisposte dai suoi immediati predecessori normanni e – proseguite compiutamente dai suoi figli Corrado e Manfredi – non furono del tutto scardinate neanche dai sovrani della dinastia angioina.
BASE